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Biography

Andrew

Rath

Sono nato nel quartiere Ponte San Giovanni di Perugia, da mamma Evelyn proveniente dalle Filippine

e papà Sandy nativo delle Seychelles.
Ad 8 anni, grazie al mio amichetto Luca, frequento una lezione di minibasket alla Pontevecchio Basket e da lì inizia la mia avventura.

Il gioco mi è piaciuto da subito ma credo che a far sbocciare l’amore per il basket abbia contribuito in modo significativo

la Pontevecchio oggi conosciuta meglio come Basket Academy.
Questa società nel quartiere è un riferimento, un punto di incontro per i giovani sia d’inverno che d’estate e il luogo dove interagiscono tutte le generazioni accomunate dal basket.
Qui tutti almeno una volta nella vita hanno calcato il parquet e molti di quelli che proseguono fino agli ultimi anni delle giovanili ciclicamente diventano anche istruttori.

Fino all’adolescenza cresco sotto l’ala del mio allenatore e futuro compagno di squadra Gianni Antonelli, guardia perugina dal talento di una qualità tale che non ho più avuto il piacere di incontrare in tutta la mia carriera.
Oltre che le partite ufficiali FIP, per la gioia di mia mamma grande appassionata di basket, disputo anche i tornei estivi organizzati dalla comunità dei filippini della mia città.

LE GIOVANILI

A 14 anni partecipo al trofeo delle regioni chiamato Decio Scuri.
L’Umbria però, prima di poter accedere alla fase finale, deve affrontare uno spareggio con l’Emilia Romagna dei temutissimi pari età Marco Belinelli (guardia San Antonio Spurs NBA) e Luca Vitali (play Vanoli Cremona serie A).
La qualificazione si svolge in 2 gare (andata-ritorno) in cui segno 62 punti.
L’Umbria passa storicamente il turno.
Nella stessa estate vengo contattato da diversi settori giovanili di squadre di serie A tra cui Crabs Rimini, Virtus Bologna, Benetton Treviso e Fabriano Leverets.
Per motivi familiari la scelta fu comunque quella di rimanere a Perugia.

A 15 anni, oltre ai campionati delle categorie giovanili, partecipo al campionato di C2 vincendolo.

A 16 anni, per mia grande fortuna, torna alla Pontevecchio il coach Paolo Traino (con trascorsi in serie A con Ferrara e nazionale italiana giovanile) e a cui devo molto per quello che sono e so fare. Infatti grazie a “coach T” da giovanissimo affronto da protagonista per 3 stagioni il campionato nazionale di serie C1 ma soprattutto vengo seguito, oltre che nella formazione del giocatore, nella maturazione del ragazzo in un periodo delicato della vita.

SENIOR

Ho 19 anni ed è arrivato il momento di abbandonare il nido.
Nello stesso periodo la Fip istituisce un progetto chiamato “College Italia” a cui avrebbero dovuto aderire tutti i giovani giocatori italiani di interesse nazionale.
Vengo selezionato dagli addetti ai lavori e parto alla volta del mio nuovo alloggio/campo di gioco:
il centro sportivo dell’Aeronautica Militare di Vigna di Valle, Roma.

Come prima esperienza fuori casa, l’impatto con la vita di caserma si fa sentire.
Ogni giorno però, nel corridoio che conduce al campo, trovo le mie motivazioni guardando le foto dei grandi giocatori che mi hanno preceduto nella scelta di questo posto: Andrea Meneghin, Alessandro Depol, Gregor Fucka, Alessandro Abbio, Marcelo Damiao e molti altri che poi sono diventati i grandi del basket italiano.

In questo anno gioco nel campionato di serie B2 con consistenti risultati in termini di presenza specie nel finale di stagione. Oltre a questo raggiungo il 3° posto nella final four scudetto Under 21 sostenendo la miglior percentuale da 3 punti di tutto il torneo.

La stagione successiva accetto la sfida, sono tra i pochi che decide di rimanere nella stessa squadra e lavoro ancora più duro per vincere lo scudetto. L’annata con la serie B2 va molto bene, consolidando così il mio status di giocatore pronto per la senior.
Il cammino con l’under 21 invece è molto tortuoso, visto anche il nuovo roster.
Nei concentramenti prima della final four facciamo fatica.
Decisiva è la sfida contro Jesolo San Donà di Andres Forray ( play Aquila Trento serie A).
Una partita con finale concitato in cui segno 14 punti nel solo ultimo quarto e raggiungiamo le finali. La stagione terminerà con un 3° posto ma vengo inserito nel quintetto ideale del torneo e ricevo il premio da Dan Peterson (storico coach statunitense) come miglior guardia di tutta l’Under 21 italiana.

Ho 21 anni e tra le varie offerte scelgo un posto che mi permetta di continuare ad essere protagonista tra i senior nonostante la mia giovane età.
Ad inizio estate firmo per Cremona in serie B2.
Tra i miei compagni c’è Andrea Conti (oggi General manager della Vanoli Cremona serie A) il quale è cresciuto tra le file dei Roosters Varese assieme ad Andrea Meneghin.
In Lombardia vivo un anno avvincente, formativo non solo per il lato cestistico ma anche dal punto di vista umano: un posto diverso dalle colline umbre, da Roma, dalla caserma. La stagione si conclude a gara 5 di finale playoff con la vittoria del campionato.
Obiettivo raggiunto.
Rifaccio le valigie e parto alla volta di Catanzaro (serie B2).
Anche quest’anno ho compagni di primo livello, tra cui Andrea Cattani ( play con anni di serie A alle spalle) e Brian Shorter (Ala di serie A in Italia, Spagna e sud America e McDonald’s All american- prestigioso riconoscimento per i migliori atleti nella storia dello sport universitario USA) .

E’ di nuovo estate, ho 23 anni e sempre con l’idea di raggiungere i massimi livelli partecipo alla summer league di Imola con la maglia della Fileni Jesi ( serie A).
Al termine del torneo, ad un passo dalla firma per la squadra marchigiana, leggi di mercato più grandi di me mi portano ad investire di nuovo su me stesso. Invece che a ricoprire un ruolo gregario in Serie A, vengo chiamato a Firenze (B2) dove la società in rinascita mi corteggia per riportare entusiasmo e visibilità al basket nel capoluogo.

A Firenze trovo un pubblico appassionato che mi ricorda il calore della Calabria e che ripago mancando per un’inezia il titolo di capocannoniere del campionato.

Simpaticamente i tifosi fiorentini mi chiamano “JJ” (giocatore USA bandiera di Firenze a fine anni ’80). “Spingo” fino all’ultima giornata in cui segno 32 punti, sempre molti i bambini al palazzetto, a Firenze c’è di nuovo entusiasmo tanto che ottiene una wild card da parte della FIP per accedere alla categoria superiore.

Ho 25 anni, sono più che pronto a salire in una categoria superiore e avvicinarmi ai massimi livelli. Purtroppo però non sarà così.

Il Paese vive un momento difficile e con esso il settore dello sport.
Attorno a me squadre retrocedono d’ufficio, altre scompaiono del tutto dal panorama cestistico.

Anche la mia società fa marcia indietro sul mio contratto per motivi economici tanto che inevitabilmente mi trovo costretto ad aprire un contenzioso che inaspettatamente addirittura perdo.

In un colpo solo Andrew passo da “stella della piazza” a “disoccupato” persino obbligato a pagare elevate spese procedurali.
Niente possono fare nemmeno la numerose manifestazioni d’affetto dei miei compagni e dei ormai molti appassionati che ci seguono.

Sofferente per questa sconfitta morale, per motivi personali mi trasferisco a Lucca.

Anche senza un club, uno spogliatoio, dei compagni e la quotidianità che mi accompagna da una vita, faccio tesoro di tutti gli insegnamenti e lavoro duro individualmente.

In questa perla della Toscana mi lecco le ferite e con una squadra locale in 12 mesi conquisto i playoff di serie C1 nazionale.

Ovviamente continuo a perfezionare la mie capacità di istruttore.
Lavoro per il settore giovanile de Le Mura Lucca (squadra di serie A1) e come insegnante in 13 scuole per mandato del CONI.
Riesco ad istituire anche un centro estivo chiamato WeCamp per bimbi dai 4 ai 13 anni.
In questa situazione cerco di creare momenti stimolanti ed edificanti per i partecipanti, sfruttando le mie esperienze professionali e personali vissute per tutto il Paese.
Fin dalla prima edizione questa proposta viene accolta con grande partecipazione.

Ma a 28 anni ho sempre la stessa fame di giocare di quando ero alle prime armi.
Tra una seduta di tiro, una corsa sulle mura e un allenamento in sala pesi ora però sono congelato a guardare in Tv i mondiali di basket e nel 2015 i campionati europei.

Una mattina però una comunicazione ufficiale mi informa che sono stato convocato in nazionale.

Nel 2015 infatti il campionato europeo non sarà la sola manifestazione continentale.
Allo stesso modo si svolgerà la massima competizione dell’Oceania, dell’Asia, dell’America e dell’Africa.
Sono stato convocato a rappresentare le Seychelles ad Afrobasket 2015.

Stephane Lasme, Romain Sato e tanti altri grandi giocatori africani ci saranno. Giocatori importanti come lo sono Juan Carlos Navarro o Vasilis Spanulis in Europa.
Io sarò li, con la mia piccola storia, con un piccolo Paese ai massimi livelli.
 

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